Il nostro amico Riccardo
Riccardo ha gli occhi castani, i capelli castano
scuro, ha dieci anni, ed è bello.
Il libro nasce dal desiderio, custodito per 30 anni dall’autrice, di saldare un debito di riconoscenza verso gli alunni e le alunne della 5a classe del 1995 della scuola elementare «Marco Aurelio» del Rione Traiano di Napoli, autori e autrici di dieci bellissimi temi in classe dal titolo «Il nostro amico Riccardo». Riccardo, che è il figlio dell’autrice, era allora un bambino — ed è oggi un uomo — con una grave disabilità.
Il testo si presenta di fatto come un’esortazione, sobria e toccante, a riflettere sulla diversità e sulla fragilità, oltre che sull’«arte» di includere — attività da artigiani provetti e da alchimisti, capaci di lavorare su quella felice amalgama che non annulla le differenze, ma al contrario le moltiplica e le rende luminose.
«Alla fine questo è un libro d’amore. Chest’è».
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Paola Peluso –
Un libro scritto con il cuore
Nicola Ciaraffa –
Disabilità significa ancora diversità? Gli alunni della della scuola elementare «Marco Aurelio» del Rione Traiano 30 anni fa ci insegnavano esattamente il contrario.
Geppino Pucci –
E’ difficile aggiungere qualcosa alla perfetta sintesi che Assunta fa di questo libro: «Alla fine questo è un libro d’amore. Chest’è». Un atto d’amore corale, che dà voce a quanti hanno accompagnato e ancora accompagnano Riccardo nel suo quotidiano, donandogli amore e ricevendone in cambio. Quello che forse più mi emoziona di questa bella storia è come tutte le traversie di un percorso di vita certamente complesso vengano non solo smussate e lenite ma addirittura trasformate in emozionanti occasioni di crescita reciproca, grazie all’amore, alla cura e all’intelligenza che hanno circondato e abbracciato Riccardo dalla sua nascita ad oggi.
Francesco Colone –
Troppo spesso dimentichiamo il valore dei ricordi ed ancora più spesso non ricordiamo il prezzo di vederli svanire. E’ per amore, solo per amore, che l’autrice, mamma di Riccardo, affetto da una grave disabilità, ci consegna un libro che TUTTI dovrebbero leggere.
RAFFAELA GAVAZZI
SILVIA Viliani –
Non è facile mettere nero su bianco l’intensità delle emozioni che nascono dalla lettura di un libro. Quando ho letto IL MIO AMICO RICCARDO per la prima volta, per me è stato come ricevere un colpo allo stomaco. Dopo averlo finito, l’ho riletto più volte, sempre centellinandolo, per allontanare la rabbia e capire meglio emozioni, sofferenze, sentimenti dei protagonisti ma anche i miei. Raramente ripeto la lettura di un libro perché preferisco lasciare intatta la prima intensa impressione ricevuta, ma stavolta è stato necessario perché questa vita raccontata in poche pagine mi ha presa profondamente e mi ha sconvolta. Mi ha fatto capire che, nonostante le avessi incontrate più volte durante la mia attività lavorativa, ben poco avevo compreso dello sconvolgimento e della devastazione che portano in una famiglia la fragilità e la sofferenza di figli e/o genitori. Le parole di Assunta parlano di dolore ma anche di gioia, di dedizione assoluta, fatica, solitudine ma anche di sostegno familiare. Ho cercato di immedesimarmi in quelle parole e ho pianto, riso, mi sono arrabbiata e sentita impotente. Sicuramente ho ancora tanto da capire ma la cosa che mi è rimasta nel cuore e che Assunta riassume nella sua conclusione è che questa è una storia di amore. L’amore capace di fare scelte necessarie ma tanto difficili, che ti distruggono e le fai sapendo che tuo figlio non comprenderà mai che te le ha dettate l’amore.