Il valore del tempo nella relazione educativa

Pensieri in azione

Chiara Mancuso

Tra le principali tentazioni per i genitori e per chi lavora nei servizi per l’infanzia c’è senz’altro quella di «occupare il tempo» di bambine e bambini, che rischiano di venire sovraccaricati di stimoli. Incontriamo così bambine e bambini continuamente in movimento tra scuola, parco e palestra o centro sportivo… Si direbbe che sia stato bandito il tempo della sospensione, della noia, vista come una condizione «allarmante» che esige l’intervento dell’adulto. Proprio la sollecitudine degli adulti appare sospetta; viene infatti da chiedersi quale ne sia l’origine: l’inquietudine, ci si domanda, è delle bambine e dei bambini o è nostra?

La proposta dell’autrice è di «svuotare», di semplificare il tempo dei nostri figli e delle nostre figlie; questo a partire dai servizi dell’infanzia, che rappresentano un punto di riferimento per le famiglie e hanno perciò la possibilità di avviare con esse un confronto proficuo. L’obiettivo deve essere l’osservazione e la valorizzazione delle azioni spontanee delle bambine e dei bambini. Si tratta non di «riempirne il tempo», bensì di «stare nel loro tempo», consapevoli che «stare nel tempo» può voler dire anche — e forse soprattutto — perderlo. Per ritrovarlo poi, come sempre accade, amplificato.

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