Parole che tagliano
Teatro durante il lockdown
A cura di Maria Grazia Perazzini
Una nuova arrivata sconvolge la routine della terza B, mettendo a repentaglio ciò che un gruppo di amici ha di più prezioso.
Chi è? Che cosa la spinge ad agire così? Riuscirà a realizzare il suo piano?
Parole che tagliano non è un semplice racconto, ma un documento che riporta mille diverse esperienze vissute da un gruppo di ragazzi e adulti: quelle del recitare, della quarantena, del ritorno in presenza… Si parla di amicizia e relazioni. Si parla di crescere. Si parla di bullismo, non tanto quello sui social network, né quello che utilizza la violenza fisica, ma quella forma sottile che passa spesso inosservata agli altri, soprattutto agli adulti di riferimento, genitori o insegnanti che siano.
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Nevio Semprini –
“Parole che tagliano” rappresenta una esperienza veramente significativa perché come descritto dai giovani autori, oltre a trattare la tematica del bullismo così importante ed attuale fra le giovani generazioni, è stato anche uno strumento per superare il difficile periodo del lockdown e della didattica a distanza. Molto interessante la psicologia dei personaggi all’interno delle relazioni del gruppo.
luca telleschi –
Come genitore sono rimasto molto colpito dal progetto realizzato da questo gruppo di adolescenti che si sono dedicati ad un argomento così attuale e complesso. Ritengo sia utile affrontare questa tematica attraverso il loro punto di vista. Lo consiglio a genitori, insegnati e ragazzi.
Sara Galli –
Mi è piaciuto moltissimo! Consiglio questo libro sia a chi lavora come educatore, ai genitori, ma anche come strumento molto efficace, per lavorare insieme ai ragazzi durante il percorso scolastico (trovo che sia indicato sia per la scuola media che superiore).
Tratta una tematica che riguarda da vicino i nostri ragazzi e questo progetto ha il valore aggiunto del fatto che i contenuti nascano proprio da loro.
Carlotta Pulazzi –
La lettura di questo libro è un’esperienza bellissima che consiglio a tutti quelli che desiderano tenere per se le cose importanti e lasciare andare quelle che non servono!
Franca Loretta Ferrini –
Cara Grazia,
ho letto il vostro bellissimo lavoro, rivolgo le mie congratulazioni a tutti i ragazzi e a te che con la tua grande esperienza e sensibilità umana, li hai seguiti e condotti a questo bel traguardo.
Il racconto spinge a riflettere: i “bulli” siamo tutti noi quando ci lasciamo travolgere dall’ebbrezza del potere di disporre delle vite degli altri e dal gusto sadico di far soffrire senza motivo.
Il racconto fa capire anche che il bullismo non si risolve usando la stessa moneta del violento, occorre “spiazzare” il bullo con una mano tesa, con un modo opposto di concepire i rapporti umani, una vera e propria “guarigione”, una conversione del cuore: il prendersi cura degli altri contro la prevaricazione e il dominio.
Mi è tornato alla mente il meraviglioso “racconto nel racconto” di Dostoevskij, La leggenda del Grande Inquisitore, che lo scrittore russo ha “incastonato” nel romanzo I fratelli Karamazov, in particolare ho ripensato al momento in cui Cristo, con un gesto inaspettato e quasi incomprensibile, bacia l’ignobile e spregevole inquisitore. Mi avete fatto ripensare anche alle profondissime riflessioni che Etty Hillesum scrive nel suo Diario.
Bravissimi!, non è facile trasmettere sentimenti e idee così profondi!! Ringrazio te e i ragazzi del tuo laboratorio, vi giunga il mio abbraccio e la mia carezza da lontano.
Franca Ferrini
Gianna Giovagnoli –
È un lavoro denso e importante, che ci conduce intensamente dentro un tema forte, senza finzioni.
L’esperienza di un teatro fatto dai e con gli adolescenti è preziosa, ed aiuta noi adulti a prendere sempre maggiore consapevolezza nella relazione con loro, a conoscere meglio i nostri figli e figlie, ad andare più in profondità per capire loro ed insieme anche noi stessi. È un libero circolare di emozioni e idee che creano crescita e cultura. E in questo libro si ritrova proprio il senso di questo percorso prezioso.
Grazie ad Alcantara per questo testo e per i suoi quarant’anni di attività.
Elanor Magnani –
Ciao Grazia scusa il ritardo, ma sono riuscita finalmente a finire il libro: allora innanzi tutto l’ho trovato bellissimo perché anche se tratta di temi pesanti come bullismo o la situazione in cui siamo e che c’è stata di lockdown l’ho trovato un libro molto piacevole da leggere, sinceramente io l’ho letto da adolescente quindi sono riuscita perfettamente a immedesimarmi nel libro in alcuni personaggi ma sicuramente anche una persona adulta potrà sicuramente capire appieno ciò che i ragazzi hanno scritto e che vogliono trasmettere. La parte che mi ha colpito di più è quella in cui Viene descritto il pianto di Melany il fatto che non singhiozzava ma scendevano le lacrime e basta, mi è piaciuta molto anche la parte in cui lei finalmente fa sentire la sua voce e si ribella contro quell’atteggiamento che alcuni ragazzi avevano con lei.
Dora Barbieri –
Bellissimo libro, lo consiglio sia ai ragazzi che agli adulti.
Affrontare il tema del bullismo non è facile, soprattutto quando si manifesta in maniera sottile e subdola.
Grazie di essere riusciti a mettere nero su bianco ciò che molti dei nostri ragazzi quotidianamente si trovano a subire, parlarne e affrontare il problema sia nelle scuole, sia a casa è un grande passo.
Silvia Ghignone –
Il lavoro trattato all’interno del libro “Parole che tagliano” è davvero interessante ed intenso, i temi trattati sono sempre molto importanti e attuali e sono visti attraverso gli occhi di un gruppo di giovani.
Ne consiglio vivamente la lettura a genitori, ragazzi, educatori ed insegnanti.
Elena Moroni –
Mi è piaciuto molto questo libro, lo consiglio ai miei compagni di scuola, dal momento che tocca un argomento che noi ragazzi purtroppo, ci ritroviamo ad affrontare ogni giorno.
Emma Tonini –
Un libro veramente bello e scritto bene, con parole profonde che tratta di argomenti importanti che tutti dovrebbero conoscere e saperne parlare. Mi sono ritrovata in alcune di queste cose e questo mi ha fatto pensare ancora di più su questo argomento che comunque riguarda ancora noi ragazzi
nicola perazzini –
Complimenti a questi adolescenti che in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo si sono impegnati in un progetto cosi importante!
Federica Pari –
Grazie! Mi avete fatto rivivere momenti della mia adolescenza che avevo dimenticato!
maurizio moschella –
Sono rimasta molto colpita dalla capacità di questi giovani di approcciarsi ad una tematica cosi forte, sapendo trasmettere anche momenti di leggerezza che è tipica della loro età.
Maria Elettra Selva –
Ho trovato il libro molto bello perché i ragazzi sono molto veri nelle loro emozioni, il bullismo secondo me è una mancanza di rispetto verso le altre persone ed è un modo per emarginare i ragazzi “diversi” e parole che tagliano lo esprime benissimo.
Emma Severi –
Il libro è semplice e scorrevole, ma porta al suo interno riflessioni molto importanti sulla violenza con cui possono essere utilizzate le parole, il modo in cui queste possano fare male, se utilizzate, volutamente o meno, nel modo sbagliato. Il tema è affrontato attraverso lo sguardo all’inizio inconsapevole di un gruppo di giovani ragazzi di terza media, e quindi allo stesso tempo attraverso quello attento dei ragazzi che hanno partecipato alla creazione di questa storia semplice, ma che sa colpire. Il libro mi è piaciuto molto, anche se corto e veloce mi ha saputo prendere e far pensare, la storia è molto ben costruita, con un finale che va in profondità, a suo modo inatteso e molto soddisfacente.
eleonora galvani –
“Parole che tagliano” è un racconto che tratta di argomenti attuali e sui cui dovremmo tutti essere sensibilizzati.
Il bullismo è una bestia che purtroppo stravolge le vite di migliaia di ragazzi, non soltanto sui social o attraverso la violenza fisica.
Il bullismo diventa davvero terribile nel momento in cui è ignorato restando inosservato agli occhi dei altri, e l’unico modo per sconfiggerlo è combattere l’indifferenza.
È difficile capire la differenza tra la vittima e il carnefice, poiché quest’ultimo nella maggior parte dei casi è stato il primo a non avere avuto un’infanzia serena e qualcuno pronto ad aiutarlo.
Forse ognuno di noi dovrebbe smettere di limitarsi a puntare il dito contro chi ci sembra “sbagliato” e fare in modo che i primi segnali di disagio giovanili vengano saputi cogliere da una società più attenta.
In conclusione, la storia della 3B tratta di queste tematiche in modo calzante alternando momenti comici e leggeri a delle vere coltellate che fanno riflettere su questo terribile fenomeno.
Eleonora